Il fatto è che arriverà quel giorno, io lo so. Arriverà e sarà devastante.
Perché non è il trasloco in sé che mi preoccupa, in fondo sono donna da scatoloni organizzatissimi dotati di precise etichette, facilmente riposizionabili nelle nuove stanze…e ho pure intenzione di sfruttare al massimo l’occasione per gettare un sacco di cose inutili che purtroppo negli anni si accumulano. Non è nemmeno il fatto di rimanere senza vestiti, perché con una valigia e un paio di giorni di ferie che mi permettano di girare senza preoccuparmi del look e della pettinatura, ce la caveremo. Non credo siano neanche le pulizie da fare, quelle della polvere da cantiere insidiosa e fastidiosa, a darmi pensiero.
Lo sono invece quei giorni in cui traslocheremo la cucina.
Dovete sapere che la mia attuale cucina verrà via con me ma subirà qualche modifica, la più importante delle quali il piano di lavoro (ancora più grande ‘siore e ‘siori!) compresi il lavello e il piano cottura, perché mollerò il gas a favore dell’induzione.
Piano cottura bianco. Bellissimo. Amore a prima vista.
Il fatto è che ho una miriade di piatti, piattini, bicchieri, bicchierini, e la posata antica che nelle foto ci sta bene, il pentolino sbeccato che fa tanto figo, la tazza vogliamo buttarla?ma manco morta!, le millemila ciotoline, tovagliette, barattolini. E il cassetto delle spezie??? Il cassetto delle spezie??? E’ più una caverna di AliBabà, ma vi porterò tutte con me, costi quel che costi, ve lo prometto speziette mie.
Rischio il divorzio insomma.
Se divorzio non mi danno il mutuo.
Se non mi danno il mutuo niente casa.
Risolto.
Ci vuole una cena confortante dopo tutti questi pensieri. E per Mtc n. 55, il cui tema lanciato dalla cara Annamaria Pellegrino di La Cucina di Qb è stato “El broeto dell’Adriatico”, ci voleva una ricetta tanto storica quanto di particolari origini, nello spirito della sua, di proposta.
La mia scelta è ricaduta sulla Marmite Dieppoise.
Dieppe, che diede i natali a questo piatto, è una località balneare francese dal 1800: è stata uno dei più importanti porti della Francia per le navi che salpavano in direzione Africa e Brasile nel Sedicesimo e Diciassettesimo secolo, tanto che molti dei primi coloni francesi in Canada salparono proprio da Dieppe. La sua vicinanza con Parigi la rendeva altresì adatta alla commercializzazione di quei prodotti del mare più “nobili”, che i pescatori pescavano durante la notte e preferivano vendere nella grande città al mattino. Questo piatto nasce pertanto dalle rimanenze dei pescatori, ma contrariamente al solito modo di vedere queste “seconde scelte” qui il pesce che rimaneva era comunque di livello superiore. Questa zuppa poi veniva preparata localmente sia per il pescatori e marinai ma anche per i parigini che si recavano in gita fuori porta nel fine settimana e trovavano questi sapori “conosciuti” a deliziare il loro palato.
La marmite poteva prevedere rombo liscio o coda di rospo, ma più diffuso era l’uso del filetto di sogliola. In abbinata sempre gamberi e cozze. Un tocco di sidro era necessario in quanto il tutto veniva allungato con panna fresca o creme fraiche, che più francese di così non si può.
La marmite dieppoise

Dosi per 4 persone.
Se destinate ad un celiaco o intollerante, controllate che gli alimenti a rischio (*) siano specificatamente indicati come "senza glutine" o rechino il simbolo della spiga barrata.
Ingredients
- Cozze - 12
- Gamberi - 8
- Filetto di sogliola - 400 g
- Funghi Champignon - 150 g
- Sidro o Vino bianco secco* - 300 ml
- Burro (per me senza lattosio) - 1 cucchiaio
- Panna fresca (per me senza lattosio) - 200 ml
- Aglio - mezzo spicchio
- Sedano - 1 gambo
- Porro - mezzo
- Prezzemolo - 1 mazzetto piccolo
Instructions
Pulire le cozze tirando la barba fino a toglierla e raschiando il guscio esterno per eliminare le incrostazioni: se sono già aperte o se non si chiudono battendole, vanno eliminate.
Pulire anche i gamberi, sgusciandoli e togliendo l'intestino nero.
Pulire e affettare anche aglio, scalogno, sedano e funghi così poi saranno pronti per l'uso.
In una casseruola versare il vino e scaldarlo finché sobbolle, poi aggiungere le cozze e fare cuocere per 5 minuti. Togliere le cozze dalla casseruola e metterle su una terrina, poi filtrare il liquido (anche un paio di volte) per eliminare qualsiasi residuo di sabbia o sassolini e conservarlo.
Pulire quindi la casseruola con della carta assorbente e buttarci il burro: quando è sciolto aggiungere aglio, scalogno, sedano e porro e farli stufare finché sono teneri, poi aggiungere in funghi e far cuocere anch'essi sempre su fuoco moderato.
Nel frattempo separare le cozze dai gusci. Versare sulle verdure il liquido di cottura delle cozze, fargli riprendere bollore e aggiungerci sogliola e gamberi: basteranno 3/4 minuti di cottura. Versare quindi da ultima la panna e le cozze sgusciate e far scaldare per un altro paio di minuti così che la panna addensi. Regolare di sale e pepe se necessario e aggiungere da ultimo fuori dal fuoco il prezzemolo tritato.
La mia cara Alessandra, sommelier AIS, anche questo mese ci propone un vino in abbinata.
Con la ricetta di Lidia ho pensato ad un vino prodotto interamente con un vitigno a bacca bianca che io ritengo un nobile gioiello del Veneto e soprattutto della zona di Soave: la garganega!
Siamo quindi a Soave, nel cuore di un meraviglioso paese medievale, nella Cantina Pieropan, Vignaioli dal 1880 e il prodotto che ho scelto è il loro Soave Classico DOC La Rocca . Il vigneto La Rocca si trova sulla collina del Monte Rocchetta, a ridosso del Castello Scaligero del paese di Soave a 200 -300 metri s.l.m.
Il Soave Classico DOC La Rocca è un vino dal colore giallo paglierino molto intenso, brillante con dei splendidi bagliori dorati: sembra ci sia il sole dentro al calice! All’olfatto ci viene incontro un garbato bouquet fiorito, di glicine e gelsomino, fruttato, con note di frutta tropicale matura che richiamano il mango, ma anche il melone e la mela cotogna, leggermente speziato e minerale. Quando lo assaggiamo è molto morbido e vellutato, riscontriamo subito le sensazioni fruttate e minerali, sapore rotondo e freschezza che si equilibrano perfettamente lasciando in bocca un finale lungo, persistente e molto piacevole.
Vi consiglio di servirlo ad una temperatura di 10-12° C
Ad accompagnare questa zuppetta, una deliziosa baguette senza glutine con biga e autolisi con la ricetta della fantastica Gaia.
Ore 21.00 (io venerdì):
Impastare la biga coi seguenti ingredienti poi metterla in una ciotola, coprire con pellicola e lasciar lievitare per 24 ore:
- 100 g di farina senza glutine per pane e pizza Molino Dallagiovanna
- 75 ml di acqua fredda
- 1 g di lievito di birra fresco
Ore 20.00 (sabato):
In una ciotola setacciare 400 g di farina senza glutine per pane e pizza Molino Dallagiovanna con 370 ml di acqua a temperatura ambiente, mescolare e lasciar riposare mezz’ora (autolisi).
Ore 20:30 (sabato):
Io ho impastato a mano unendo la biga al secondo impasto in più volte. Unire anche 10 g di sale ora.
Continuare finché l’impasto è liscio ed omogeneo, poi sigillare la ciotola con la pellicola, lasciarla riposare mezz’ora a temperatura ambiente quindi metterla in frigo fino alla mattina seguente.
Ore 8:30 (domenica):
Estrarre l’impasto dal frigo e lasciarlo fuori dal frigo un’ora a riprendere la temperatura ambiente poi
rovesciarlo sulla spianatoia infarinata con farina di riso e mais e delicatamente dare tre pieghe a libro, cercando di non sgonfiarlo.
Tagliare quattro pezzi lunghi e farli rilievitare fino al raddoppio.
Ore 10:30 (domenica):
Accendere il forno a 250 °C con la refrattaria sul ripiano più basso (io non avevo la refrattaria ma è venuto lo stesso croccante fuori).
Ore 11.30 (domenica):
Con un cutter incidere tre o quattro tagli trasversali profondi un paio di cm. Infornare poggiando le baguette sulla refrattaria, vaporizzando all’inizio e in modalità statica al massimo della temperatura per un quarto d’ora circa.
Passato il quarto d’ora, abbassare il forno a 200 °C, aprire per sfiatare il vapore e lasciar cuocere con lo sportello del forno leggermente aperto, o in modalità ventilata, per altri 10 minuti circa.
Ora accomodatevi con un piatto di Marmite Dieppoise e un calice di Soave Classico DOC La Rocca, assaporerete un angolo di mare con la luce del sole fra le vostre mani.
17 Comments
Bravissima Lidia, il tuo piatto mi piace molto. Di traslochi ne so tanto che potrei aprire io una ditta. E tra poco ne farò un altro quindi ti capisco e ti sono molto vicina 🙂
Dieppe è una cittadina interessante che ho visitato volentieri, ha una splendida scogliera come tutta la parte della Normandia. Ci tornerei volentieri e tu mi ci hai riportato.
Lidia, tu non hai idea di quanto mi piaccia questa Marmite Dieppoise, che non conoscevo: il tocco del sidro è semplicemente meraviglioso!!! Io qui lo trovo dolce, solo in Normandia trovo il demi-sec e il sec, ma appena ci metto le mani sopra la preparo. Voglio farla col sidro e non con il vino bianco secco, perché secondo me non è la stessa cosa.
Grandissima ricetta!!!!
Capisco benissimo cosa significhi il trasloco, ma sia ben chiaro gli scatoloni con le cose per la mia cucina…. sono stati quelli a cui tenevo di più…. io ho il piano di cucina nero(in querzite)..ma ho anche il tavolo, che ho alzato con le ruote, da “lavoro” di nonna con il marmo di Carrara..e che sia un piatto sbeccato, o che siano delle tovagliette frufru…. nelle cucine vere, quelle sentite, vissute, amate e consumate nel tempo…. ci sta tutto bene, soprattutto la vita ..per me la cucina è il fulcro della mia casa…. il mio luogo preferito, il mio rifugio, il mio “ufficio”, il mio “tè” con le amiche, il mio laboratorio di “cucito”, …e se mai veniste a trovarci vedresti che è proprio mio!!!
La tua Marmite è meravigliosa e sono certa che quando la rifarai nella casetta nuova…tuo marito ti chiederà di sposarlo altre 1000 e mila volte
Bellissima versione! E il sidro e la panna danno quel tocco nordico che la rende diversa dalle zuppe alle quali siamo abituati.
Stupendo tutto, E molto carina ad avere usato la mia ricetta di pane, sono commossa!
Questa marmite non la conoscevo, e mi è subito venuta voglia di farla. Tres tres tres française!
E che foto superlative lidia!
Molto vicina al “nostro brodetto” adriatico se pur lontanissimo con sidro e panna tra gli ingredienti ! Una novità per me che stuzzica davvero! Complimenti!
@Ilaria: grazie, devo dire che studiando un po’ per la ricetta mi è venuta voglia di un weekend al mare… e perchè non Dieppe? Che sia per sfuggire al trasloco?? 😉
@Mapi: mi fa molto piacere che ti ingolosisca al punto da volerla provare! La ricetta languiva da un po’ tra quelle da provare e Mtc è l’occasione migliore per sperimentare! Per il sidro sì, ci vuole secco. In Italia la cultura del sidro non c’è, è davvero difficile reperirlo… Fammi sapere ovviamente se la assaggerai! Un abbraccio.
@Flavia: cara…mi sono immaginata la tua cucina e non sai che piacere mi farebbe prendere un thè con te mentre magari ci facciamo un punto croce (so ricamare solo così!!). E preparati, io in Sicilia ancora non ci sono stata, voglio capitarti in casa presto! Grazie, ricorda che se vorrai visitare Vicenza troverai un piatto di Marmite per te 🙂 un abbraccio.
@Mariella: E’ molto diversa dalle nostre ma devo dire che dopo una prima diffidenza verso l’uso della panna con il pesce (che io non demonizzo se è crema di latte e non panna da cucina), mi sono ricreduta al punto da proporvela. Grazie mille cara. Un abbraccio.
@Gaia: Tres tres très bon il tuo pane cara Gaia!!! Una garanzia! Credo istituirò la “routine baguette” del weekend. Unico neo: il prezzo esorbitante che pago quella farina, assurdo e vomitevole. Ma ho poca scelta ed è davvero buona… Un abbraccio e grazie ancora per i tuoi consigli e ricette di sicuro successo.
@Tamara: molto simile al nostro brodetto, vero, per la componente liquida in minoranza rispetto alla quantità di pesce. Per il resto, ha un “corpo” molto presente, un sapore leggero ma complesso. Sì Sì Sì, devi provarla! Grazie mille
Cara Lidia, quando sento la parola trasloco, mi si accapona la pelle. Questo evento è stato talmente devastante nella mia vita che quando voglio augurare male a qualcuno, gli auguro un trasloco. In un anno ne ho fatti 3, e non perché “la donna è mobile” con cantava Rigoletto, ma perché ho subito uno sfratto con preavviso di pochi mesi e non avevo una casa pronta dove andare. Quindi ti lascio immaginare le vicende. In ogni caso “bon courage” restando nel tema della tua meravigliosa ricetta, che è stata una vera scoperta e che mi sembra davvero splendida. Bella anche l’introduzione storica. Davvero brava cara Lidia. Un abbraccio. Pat
@Patty: Sto sentendo di ogni sui traslochi e mi sto terrorizzando… davvero! Sono contentissima che ti sia piaciuta la ricetta, è un gran complimento detto da te, ne sono onorata. Grazie, un abbraccio.
Auguri per il trasloco e vedrai che troverai il posto per tutto, congratulazioni per la ricetta è veramente strepitosa
@Lisa: grazie mille, sono contenta che la mia Marmite vi sia piaciuta!!
io non ti dico cosa è stato l’ultimo perchè non riesco ancora a rievocarlo, senza sentirmi sulla schiena il peso di tutti quegli scatoloni.L’impresa è venuta OTTO volte, un po’ perchè l’ho fatto da sola (Giulio era qui a Singapore) e molto perchè non eravamo minimamente pronti a dover impacchettare una vita intera e dirle addio. Però, quando ho fatto il container per Singapore, ci ho messo dentro un tavolo, una scrivania, sei sedie- e 300 libri di cucina, oltre a 2 servizi di piatti, due di posate un kenwood, un bimby, sei alzatine, le assi per le fotografie e due scatoloni di caccavelle. il marito è ancora qui 🙂
Però, parliamo della tua zuppa: e parliamone dalla spiaggia di Dieppe, coi ciottoli bucati al centro, il mercato dei pescherecci tutto intorno, le nuvole basse,, da pioggia imminente-e un concentrato di poesia ad ogni angolo di strada. E’ un’altra cartolina del cuore, quella di questo piccolo porto della Normandia e la tua scelta,, per me, non poteva essere più felice. Ricostruzione perfetta, rispettosa di metodi e ingredienti e realizzata con la precisione che ti contraddistingue da sempre. Bravissima!
Il tuo trasloco è un passo oltre, è una di quelle cose per cui io userei il metodo “nuota o affoga”, cioè che finché ci sei dentro devi darci dentro altrimenti ti lasci sopraffare dal trasloco stesso 🙂 Nel mio caso è una manciata di km a separare le due case per fortuna ma per la prima volta nella vita sto affrontando forse con troppa leggerezza questa avventura…
Comunque, grazie mille per il tuo apprezzamento, sono contenta che la ricetta sia risultata credibile e… appetibile!
Grazie di cuore.
Io faccio la voce fuori dal coro: adoro i traslochi. Mi piace cambiare, rinnovare, modificare e in queste occasioni affronto qualunque fatica a cuor leggero. Trasloco a parte, da quando mia madre ha sviluppato una forma di celiachia conseguente al diabete, sono particolarmente sensibile all’argomento e nella tua ricetta trovo tutte le precisazioni e le accortezze per poterla preparare anche a lei, che l’apprezzerà quanto me. Grazie.
Tu lo sai, vero, che io ho un DEBOLE per le eco francesi?… per il sidro?… e per Dieppe?… E noto con gran piacere l’assenza di salsa di pomodoro che, secondo me, certe volte ammazza i sapori.
..E te lo dico cogliendo l’occasione per ringraziarti di essere passata da me :*
PS io ho chiesto a mio marito, la prossima volta che parlo di nuovo di cambiar casa, di uccidermi seduta stante (pensa che ho dimenticato per MESI uno scatolone pieno di camicie – mie – nella vecchia casa, fortunatamente rimasta sfitta per un po’)
@AnnaLaura: la parte bella del trasloco è proprio quella che dici tu, il cambiamento, il rinnovamento. E Dio solo sa quanto bisogno ne abbiamo qui ora… Per noi è ancora più bello perché la casa è nuova e sta prendendo forma anche sulla base del nostro gusto. Sono contenta che la mia ricetta ti piaccia: come hai letto cerco di sglutinare e delattosare le ricette perché purtroppo sento la mancanza del prima…spero ti sarà utile! Un abbraccio
@Alessia: non sapevo di questa tua passione per la Francia e nello specifico per sidro, Dieppe, … wow! Il pomodoro qui avrebbe ucciso il pesce, sono d’accordo. E la panna, per quanto spesso demonizzata, è un ingrediente molto importante nella cucina francese e qui ci stava alla grande 😉 provala! E grazie a te.
Un abbraccio
appena mi riprendo dall’orticaria devastante che ho in ballo la provo DI SICURO. E sula panna sono d’accordissimo con te 🙂